Il “Sistema ITS” per l’agroalimentare del futuro

Nel suo discorso di insediamento come Presidente del Consiglio, Mario Draghi fa un esplicito riferimento al sistema “ITS” (Istituti Tecnici Superiori), indicandoli come un “pilastro educativo” fondamentale per il Paese.

Ma cosa sono gli ITS?

Questa sigla non proprio chiara e felice, indica i percorsi di specializzazione tecnica post-diploma che crea figure professionali richieste dal mondo delle imprese e che in altre nazioni europee, vedasi la Germania, costituiscono una realtà importante per la formazione professionalizzante.

Gli ITS sono nati in Italia da circa una decina d’anni e sfornano numeri molto importanti sul fronte dell’occupazione; basti pensare che l’80% degli studenti diplomati in un corso ITS trovano un’occupazione nei mesi successivi al periodo di formazione, che dura circa 2 anni.

Inoltre, cosa non di poco conto, l’occupazione dei diplomati ITS, nella quasi totalità dei casi, è data da un lavoro coerente e in linea con il percorso di studi e, quindi, dimostra l’efficacia del canale formativo nel generare figure professionali richieste dalle imprese e dai territori.

Nonostante ciò, almeno per quanto riguarda alcuni comparti strategici, nonostante l’ampia offerta formativa presente sul territorio, le iscrizioni e la conoscenza del sistema ITS non è molto sfruttato dai neo-diplomati.

In Italia sono presenti ben 116 ITS e operano in aree tecnologiche che spaziano dall’efficienza energetica alla mobilità sostenibile, dalle nuove tecnologie della vita a quelle per il Made in Italy, passando per i beni-attività culturali e turismo, l’informazione e comunicazione.

In Puglia sono presenti 6 ITS, con il settore “Meccanica” a Bari, l’ “Aerospazio” a Brindisi, il “Digital Maker” a Foggia, l’ “Industria dell’ospitalità e turismo” a Lecce, la “Gestione della mobilità e logistica” a Lecce e l’ “Agroalimentare” a Locorotondo.

I corsi sono dislocati sull’intero territorio regionale e nascono dai fabbisogni delle imprese e stakeholders dei diversi settori a seguito della necessità di avere all’interno delle proprie realtà aziendali delle figure tecniche specializzate su tematiche riguardanti l’innovazione, il miglioramento qualitativo e le sfide future che il mercato chiede di affrontare.

Nell’area “Agroalimentare”, ad esempio, l’ITS Agroalimentare Puglia con sede a Locorotondo ha avviato in queste settimane ben 7 corsi, che vedono i partecipanti impegnati in attività tecnico-pratiche e teoriche al fine di formare al termine del percorso di studi dei tecnici in grado di “sapere, saper fare e saper fare bene”.

Il corpo docente è costituito in gran parte da esperti del settore che derivano dal mondo delle imprese e delle professioni, così da dare un taglio didattico che guarda alla praticità e concretezza operativa sui temi affrontati e mettere i corsisti nella condizione di poter subito operare al fianco delle imprese.

Quali sono i costi ITS nel comparto agroalimentare?

Ad Altamura si affronta il tema della “Gestione e promozione dei beni enogastronomici locali”, a Gioia del Colle si parla della “Gestione della multifunzionalità delle aziende agricole”, passando per Castellaneta dove ci si occupa della “Gestione sostenibile delle filiere agroalimentari”, mentre a Manduria si approfondiscono i temi della “Qualità, controlli e certificazioni delle filiere agroalimentari”.

A Bisceglie entrano in gioco le “Tecnologie 4.0 per la transizione digitale delle filiere agroalimentari”, a Copertino si approfondisce la “Gestione biologica delle coltivazioni frutticole” e, infine, nella sede di Locorotondo ci si occupa di “Marketing digitale ed e-commerce dei prodotti agroalimentari”.

Un canale formativo terziario parallelo all’università, centrato sulle finalità di innovazione e per cogliere tutte le opportunità vi invito a visitare il sito www.itsagroalimentarepuglia.it

Articolo pubblicato su “L’edicola del Sud” nella rubrica “Storie di un Fantagronomo” il giorno 12 gennaio 2022